Acqua padre, acqua figlio
Si calcola che, in ogni essere umano, l’acqua rappresenti mediamente tra il 50 e il 60% del peso corporeo.
La Terra che ci ospita, quella con la t maiuscola, ha una superficie coperta per oltre il 70% di acqua.
Eppure, oggi, nel mondo, esistono 785 milioni di persone che non dispongono di una fonte di acqua potabile e 2 miliardi di persone che non hanno accesso ai servizi igienici di base.
In più, di questo passo, secondo gli scenari del Water Risk Filter, entro il 2050, il 51% della popolazione e il 46% del PIL globale saranno soggetti ad alto rischio idrico
Non è, quindi, un caso se l’acqua, in un modo o nell’altro, è elemento vivo e centrale di ben 9 dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU.
E noi, nella Giornata Mondiale dell’Acqua, non potevamo non sviluppare alcune riflessioni sul tema, chiedendoci, in primis, cosa significa l’acqua per noi (What does water mean to you, è il concept della campagna di quest’anno) e poi cosa possiamo immaginare noi per la tutela di un bene così prezioso.
L’abbiamo fatto alla nostra maniera, stimolando due visioni apparentemente contrapposte (anche per anagrafe) ma, oggettivamente, complementari. Due visioni che sfidano i risultati di una recente indagine Ipsos, per cui l’attenzione all’ambiente degli italiani è preminente nella fascia di età 55/65 anni.
Lo sguardo ideale di Ivan, studente universitario al primo anno di Filosofia e quella pragmatica del non ancora cinquantenne Lorenzo (che, di Ivan, potrebbe essere il padre), sempre attento a inquadrare i fenomeni economici in un’ottica di responsabilità vera, non da etichetta.
Buona lettura.