Tra pubblico e privato

Lunedì scorso mi sono commossa. Di fronte alla passione e alla professionalità di Luciana, infermiera di ostetricia che presentava i vantaggi dell’allattamento al seno e spiegava, con parole semplici, quello che tanti non dicono.
Dopo di lei, invece, ho sperimentato la serenità di Fabio. E la capacità di smontare tanti miti che rendono difficile un momento bello della tua vita.
Ero con Daniela, Annalisa, Silvana, Maria Vittoria, Fabiana e Federica. Mamme in attesa. Sconosciute fino a quindici giorni fa. Sette donne. Tutte più o meno della stessa età. Sette donne che abitano vicino e che, a breve partoriranno. Ero al corso pre-parto. Un corso pubblico, organizzato dal consultorio della mia Asl di riferimento.

Come mi è capitato per altri motivi e come sto sperimentando in questo mese di corso, offrire un servizio pubblico di qualità, se si vuole, è possibile.
Obiettivo è offrire informazioni e servizi. Favorire, se possibile, la nascita di una rete di amicizie o conoscenze perché le mamme siano più preparate e meno sole.
Ho lavorato al Tribunale per i diritti del malato. Ho sperimentato la sanità che funziona e le tante cose che non vanno (liste di attesa, errori, strutture fatiscenti, personale impreparato). Eppure quando incontro, dal vivo, sulla mia pelle, la sanità buona, quella che lavora con efficacia ed efficienza, non posso che sorprendermi.
La qualità di un’istituzione la fanno le persone. Quegli operatori coinvolti, che scelgono di vivere il posto pubblico con serietà e dedizione. Con passione e voglia di aggiornarsi.

Le tre ore del lunedì e del venerdì sono proprio belle:
  • mi consentono di imparare a conoscere il territorio
  • mi offrono servizi di aiuto, concreto e personalizzato, alla gravidanza
  • mi proiettano in una dimensione cittadina territoriale che in una grande città rischia di perdersi
  • mi sostengono nel periodo tra i più belli e complessi della vita di una donna
  • sfatano miti, chiariscono dubbi, offrono serenità

Questa è l’Italia che mi piace. Quella per cui mi viene voglia di pagare le tasse. L’Italia che, a fatica, investe in prevenzione e diffusione di conoscenza. L’Italia a misura d’uomo. E di bambino.
Una proposta così va sostenuta, incoraggiata, promossa. A loro – e all’avventura che mi preparo a vivere – dedico questo post. In attesa di rivederci dopo il mio congedo di maternità.