Tessere (f. pl e v. tr)

Ieri mattina, sono andato dal barbiere (non per me ma per Antonio).
Come con tutti i colleghi commercianti, gli chiedo, come va? si lavora? hai sentito, tra un po’ riapriamo tutti.
Sì, se siamo aperti, lavoriamo… se ci chiudono, non lavoriamo… ma questa cosa della riapertura, mi preoccupa.
Perché?
Se qui riaprono i ristoranti, vedrai che impennata dei contagi e rischiamo di chiudere tutto.
Ma no, dobbiamo essere fiduciosi… certo, se solo mettessero mano seriamente alla questione tracciamento, staremmo tutti più tranquilli.
Lo so, guarda… (mostrandomi un quaderno)… qui c’è scritto 10.45, Antonio e il tuo numero di cellulare… io segno tutto, da un anno a questa parte…

Uscito, andando dal collega edicolante per l’ultimo numero di Paperino, riflettevo sul clima di scollamento o sopravvivenza o cannibalizzazione creatosi anche all’interno della medesima categoria, per cui un commerciante teme il ritorno all’attività di un collega commerciante.

E, poi, mi sono chiesto: pass, sicurezza, app e simili, ma non abbiamo già tutti in tasca o nel portafogli, di qualsiasi età, uno strumento che non ha bisogno di supporti tecnologici, da aggiornare o adeguare a device personali, nuovissimi moderni o antiquati e che, finalmente, potrebbe avere un senso anche più ampio di quello attuale e diventare strumento di monitoraggio?

Parlo della tessera sanitaria.

In un quadro di razionalizzazione del tracciamento (non Italia per Italia, non regione per regione, non provincia per provincia, non capoluogo per capoluogo ma, penso a Roma e alle grandi città, municipio per municipio), non occorrerebbe molto per creare un’unità ad hoc di raccolta dei dati provenienti semplicemente dall’utilizzo/movimento della tessera sanitaria.

A tutela sia dei commercianti (e, penso, soprattutto ai ristoratori) che dei cittadini, sarebbe sufficiente caricare i dati sulla tessera sanitaria (a esempio, non so se oggi, facendo un tampone, di qualsiasi tipo e con qualsiasi esito, la notizia vada a riempire il mio profilo informativo), dotare i commercianti (e, penso, sempre e soprattutto ai ristoratori) di un lettore di codice, cosicché la sera, a chiusura attività, l’unità di tracciamento abbia in automatico informazioni su spostamenti – legittimi e non – verificatisi nella zona di pertinenza. Che, semmai dovesse emergere la presenza di un positivo nei dintorni, sarebbe immediato rintracciare i potenziali contatti e inserire nel loro profilo un alert, semmai egli decidesse di disattendere le indicazioni e andarsene comunque in giro, attività commerciale per attività commerciale).

Piccola esternalità: essendo la tessera sanitaria collegata all’Agenzia delle Entrate, avremmo magari un controllo anche più attendibile sull’evasione fiscale (a meno che il commerciante decida di non utilizzare il lettore ottico ma, allora, ci arrenderemmo per manifesta inciviltà…)