L’importanza di essere Smart

Ci ero passato già nel pomeriggio, tornando dall’ufficio. Ho voluto portarci anche Antonio, stasera, per mostrargli quanto poco occorra per rendere un agglomerato di case una città moderna. Tre bambine e un papà in skate a fare su e giù per la via.

Quindi, spazi, agilità, pedonabilità, confidenza, sicurezza.

Quando è iniziata la pandemia, ci siamo illusi di sentirci al passo o oltre i tempi adottando la locuzione smart working. Ma di smart, tra schermi sempre accessi e telefoni perennemente caldi, davvero neanche l’ombra. Si trattava e si tratta, né più né meno, di lavoro a distanza.

Capita così, anche quando ci proiettiamo in un’altra distorsione concettuale, quella della smart city.

Pensiamo a chissà quale innovazione tecnologica (come se la tecnologia fosse un valore in sé e per sé) che magari ci consenta o consentirebbe di fare in tempi e modi diversi sempre le stesse cose ma non riflettiamo che smart può essere solo un cambio di paradigma. Smart è la città che accoglie e invoglia, smart è la città dei quindici minuti (quindici minuti e sei al lavoro, quindici minuti e sei a scuola, quindici minuti e sei all’anagrafe, quindici minuti e sei al teatro o al museo o in biblioteca, quindici minuti e sei in ospedale), smart è la città in cui vivi in prossimità i tuoi luoghi, i tuoi spazi, i tuoi momenti, le tue attività, i tuoi affetti, non isolandoti nel tuo quartiere bensì non disperdendoti nella metropoli. Smart è la città che conosci e che ti conosce.

Domani, questa strada in particolare tornerà appannaggio di auto e moto ma, intanto, abbiamo vissuto una possibilità.