Le rimesse interne.
Da dove veniamo o dove ci è toccato in sorte di nascere, non solo tra Paesi ma addirittura tra le diverse regioni italiane, conta – ahinoi – nel percorso di vita (non solo professionale) che ciascuno di noi fa.
Per restare al nostro piccolo, penso ai tanti siciliani, calabresi, pugliesi, campani, insomma, meridionali, che, negli anni, hanno scelto, o perché costretti o perché desiderosi semplicemente di cogliere opportunità che in loco non gli sarebbero state offerte, di trasferirsi e abbandonare i luoghi di origine.
Ebbene, rispetto a questo notevole flusso migratorio che ancora non riusciamo a frenare, dobbiamo prendere atto che esso costituisce non solo un dolore personale ma un’emorragia dell’intero tessuto sociale, produttivo, economico delle aree meno sviluppate.
Non è mia intenzione indagarne le cause, che accademici e studiosi più preparati indagano da sempre.
Ciò che, invece, mi sovviene è che, in un quadro di gestione di copertura del fabbisogno dello Stato e delle sue articolazioni periferiche (Regione, Province e Comuni) e con l’obiettivo di creare un percorso di economia circolare sociale o solidale, si dovrebbe lavorare perché l’addizionale regionale IRPEF sia appannaggio del luogo in cui si nasce e non di quello in cui si decide di andare per scelta o necessità.
Continuare ad accettare che, a una situazione di partenza oggettivamente svantaggiata (meno infrastrutture, meno servizi, meno assistenza, meno istruzione), si associ anche un costante depauperamento finanziario (emigrazione uguale meno risorse umane produttive, meno risorse umane produttive uguale meno reddito, meno reddito uguale meno imposte), significa non avere mai la possibilità di interrompere una spirale negativa.
Costruire, invece, un sano percorso di affermazione del principio di restitutio ad integrum a favore delle comunità in cui le donne e gli uomini del sud sono nati, cresciuti, hanno studiato e si sono formati nei principi e nei valori, e non soltanto nelle competenze scolastiche, renderebbe il Paese meno distanziato – e distaccato – nelle sue varie anime.
Mi chiederete: come si sostengono le attività e i servizi pubblici dei luoghi abitati dai connazionali emigrati (per me, a esempio, Roma)?
Con un nuovo scenario selettivo di tasse di scopo, che avrebbe anche il vantaggio di stimolare un maggiore controllo sull’effettivo utilizzo delle risorse e, quindi, una più efficace partecipazione del cittadino alla vita pubblica.