Generazione co
Come va? Vedo movimento.
Ma quanti siete per fare tutto questo?
Tutto bene? Ti seguo sulla pagina Facebook. Stai facendo tantissime attività.
Ma qui è tutto cambiato! Che bello, lo spazio sembra molto più grande.
Ma davvero potete farlo?
Sono le frasi che mi accompagnano più spesso in questi mesi in libreria. Ma sono le stesse frasi che ci hanno accompagnato negli anni, quando i clienti di Estrogeni scoprivano cosa potesse fare una struttura piccola. Sono coccole e conforto, sono la conferma che è possibile resistere ed evolvere attraverso studio, analisi, previsioni e organizzazione. Nonostante la pandemia.
Del resto, siamo la generazione del co. Siamo cresciuti negli anni Ottanta con il boom dei consumi, abbiamo vissuto i co.co.co. del lavoro negli anni Novanta, abbiamo sperimentato il co-working nel primo decennio degli anni Duemila e ci siamo ritrovati con il Covid negli anni venti del nuovo millennio.
Siamo i flessibili, quelli che si trovano costantemente nel passaggio. Dall’analogico al digitale, dal local al glocal, da posto fisso all’imprevisto. Abbiamo imparato a vivere in equilibrio sopra la follia. Abbiamo sperimentato l’abbondanza e l’ascetismo. Siamo passati dal negozio sotto casa al centro commerciale, dal su misura al fai da te. Oggi che i consumi li viviamo dall’altra parte del bancone, abbiamo sperimentato cosa possa accadere quando il mondo si ferma. La nostra piccola libreria di quartiere d’un tratto diventata altro. Da piccolo spazio di ritrovo quotidiano, affollato e destrutturato ci siamo ritrovati a dover rispettare ingressi contingentati, percorsi e distanziamenti. Da spazio attività, con libri e giochi, siamo rinati libreria con più libri e meno giochi. Abbiamo rispolverato la flessibilità e cavalcato l’onda. Perché l’alternativa sarebbe stato chiudere.
C’è una legge non scritta che gli esercenti si tramandano in silenzio, di generazione in generazione. Non ci sarà mai la possibilità di definire un flusso. Accadranno momenti di sosta a concentrazioni di gente, come se tutti, a un tratto, si dessero appuntamento da te. Ci sarà un pomeriggio lento e un’ora in cui arriveranno tutti insieme. Toccherà gestire, improvvisare, dare a tutti un cenno, un saluto, rivolgere un’accoglienza e chiedere pazienza. E in quell’ora ti giocherai il tutto per tutto.
Ora, però, la presenza in libreria è mutata. Arrivano concentrati, in pochi giorni. Reggono i fine settimana, prevalgono le mattine complici lo smart-working e le scuole ancora aperte, sono penalizzati i pomeriggi quando i bambini non sono più impegnati in attività extrascolastiche e le donne sono impegnate in casa tra call e compiti. Intanto si amplia il bacino di utenza, perché se abbiamo meno libertà di spostamento abbiamo più tempo e, tra le mille proposte, possiamo selezionare quella che ci corrisponde. Abbiamo implementato consegne e spedizioni. Libri da asporto e Bookdealer sono diventati la risposta delle librerie indipendenti ad Amazon. All’algoritmo abbiamo risposto coltivando noi e i nostri lettori. Più preparati, più presenti, più studiosi che mai, abbiamo investito in titoli letti e bibliografie.
Abbiamo assecondato le novità e studiato il target. Pronti a rispondere. Abbiamo registrato e postato video, ci siamo inventati le video letture, le recensioni per adulti la domenica mattina. Abbiamo fatto nostra alleata la rete e la tecnologia e, quando ci è sembrato abbastanza, abbiamo fatto un passo indietro. Ridotto i video e puntato ad altro.
Oggi il cliente tipo della libreria è composto da tre tipologie di pubblico. Il lettore fidelizzato che non ci ha abbandonato, il nuovo che con la pandemia abbiamo incontrato attraverso i social e il vecchio che abbiamo ritrovato per una serie di coincidenze che vanno dal sei sotto casa, hai un’offerta più ampia, ho ripreso a leggere.
Consapevoli che l’equilibrio è movimento, oscillazione, trasformazione, abbiamo immaginato la nostra presenza sempre più unica e distintiva, personalizzata.
Abbiamo dovuto affermare per restare. I gruppi di lettura sono diventati incontri su Zoom. Le presentazioni e gli incontri con gli autori sono diventati serali. I festivi sono diventati giorni aperti in cui incontrarsi per una tombolata natalizia, ad esempio. Proposte misurate e curate nei minimi dettagli, attente a quello che accade intorno a noi.
Cosa resterà di questi anni ottanta, cantava Raf, con quel co che torna. Cosa resterà di questa nuova vita? Dipenderà da noi tenere il buono che abbiamo sperimentato, pronti a rimetterlo in discussione per il nuovo tempo che verrà.