Estrogeni & Me
Conosco Moreno dal…2001? O era il 2002?
Conosco Moreno da tanti anni e tante vite. Talmente tanti e talmente tante, che ho conosciuto prima lui che Daniela. Per dirne una. Talmente tanti e talmente tante, che Virgilio andava ancora all’università. Per dirne un’altra.
In quegli anni, la mia vita era di copywriter in un’agenzia che aveva sede a via Bufalini 8. Una delle tante strutture che, di lì a poco, sarebbe stata disintegrata – letteralmente – da nuove tendenze. In quegli anni, la sua vita era già di consulente di direzione aziendale, ma l’amore per culture e genti lo aveva indotto ad aprire anche una agenzia di viaggi/tour operator a viale Regina Margherita 238 (di lì a poco, avrebbe creato uno dei principali network di agenzie di viaggi a livello nazionale… ma quella, è un’altra storia). Google Maps, che allora neanche sapevo cosa fosse, dà una distanza di tre minuti a piedi tra dove trascorrevo le giornate io e dove le trascorreva lui. Se ci passate oggi, troverete un bar, l’ennesimo, appena aperto.
Io ero alla ricerca di un posto bello dove fare una settimana di vacanza a febbraio, esotico nel senso di disumano e riservato, mi ritrovai a osservare la barriera corallina ad Asdu, isolotto a tre ore di mare e delfini da Malè, con dieci capanne, una piattaforma per il pranzo, quattro sedie e un tavolo di ping pong.
Moreno aveva colto in pieno lo spirito del tempo, presente e futuro. Nacque, allora, un percorso di stima, umana e amicizia, che è andato alimentandosi nei decenni a venire.
Pieno lockdown, metà aprile del 2021, squilla il cellulare. Morenobis, l’ho registrato così in rubrica. Politica? Libri? Sport? Di che parleremo?
Ciao Alfredo, come state?
Resistiamo, Moreno, non sono tempi belli ma appartengono a tutti, possiamo poco.
Senti.
Dimmi.
Forse, è arrivato il momento che riusciamo a lavorare insieme su qualcosa.
(ecco, dovete sapere che da tempo io e Moreno ci dicevamo che un giorno sarebbe stato bello testare la stima reciproca in un ambito professionale e che, da sempre, io provo a resistere alla tentazione di lavorare con e per gli amici)
Davvero? Di che si tratta?
Sto revisionando il funzionamento organizzativo della sede italiana di una multinazionale americana del settore del benessere e sono arrivato al punto di aver convinto l’AD ad affidarsi all’esterno, a qualcuno di bravo, con una visione diversa da quella comune, per ripensare completamente l’e-commerce.
E io, che c’entro?, è la domanda con cui provo a sottrarmi.
Voglio voi, è l’occasione giusta.
Quanto fattura online?
Oltre trenta milioni di euro.
Accidenti.
Ma deve crescere.
Fammi pensare, ne parlo con gli altri e ci sentiamo nei prossimi giorni, ok per te?
No, ci sentiamo stasera e mi dici.
(Moreno, chi lo conosce lo sa, non dà scampo né prende tempo e, anche quando sorride, sa essere assertivo o sa essere assertivo anche sorridendo, scegliete voi)
Per farla breve, è più di un anno che portiamo avanti un’operazione di controllo di gestione e advisoring sul marketing, che ha portato il brand a riposizionarsi, riconsolidarsi e ridare vigore alle vendite, con vari più seguiti da due cifre.
Nel frattempo, quasi a cascata e – come sempre – apparentemente in maniera casuale, senza neanche che comunicassimo questa esperienza (lo sapete, se c’è una cosa che proprio non sopporto sono quelle riviste di settore in cui le società si parlano tra loro, rimpallandosi contratti, gare, accordi, clienti… cose, veramente, di un secolo fa, come se non fosse sufficiente il fare bene ma fosse indispensabile il farlo sapere…), siamo stati ingaggiati, con le medesime finalità e per rispondere ad analoghe esigenze, da altre realtà simili nel campo dell’ospitalità di lusso, dei giocattoli, dell’immobiliare.
Da qui, nasce l’idea, o forse l’azzardo, di creare, sulla falsariga di C4B che soddisfazioni ci ha dato, un’offerta più estesa di consulenza strategica, portando dentro, stabilmente, le competenze di Moreno.
Perché Moreno ama i viaggi, negli anni si è cucito addosso un innovativo modello di tour operator, non disprezza il buon vino (magari, accompagnando una copiosa carbonara) ma, di fondo, è un professionista, di formazione statistica, della direzione e del risanamento aziendale.
Ho preso carta e penna, tracciato qualche riga, espresso i concetti che avevo in mente ed è venuto fuori uno schema intrigante.
Moreno ci è stato, in settimana avremo il primo incontro con un potenziale cliente, io sarò al mare e, allora, ne approfitto per fargli alcune domande.
Hai letto quello che ho scritto finora?
Sì, col sottofondo degli Allman Brothers
Ho detto qualche fesseria di troppo o risulta tutto credibile?
Ineccepibile
Bene, che ne pensi dello schemino? Come immagini l’integrazione tra le reciproche capacità?
È perfetto, suggerirei solo di non fermarci alle aziende in crisi ma di estenderlo anche a quelle che vogliono svilupparsi, agli imprenditori che sentono in anticipo che il mercato è cambiato e che vogliono affrontarlo non da soli. O, perché no, a chi vuole provare a inserire dei professionisti in ambito aziendale per avere uno sviluppo più vigoroso.
Qual è, solitamente, il tuo approccio, di fronte a una crisi aziendale?
Ho un modello di riferimento costruito nel corso degli anni che mi consente di agire con un metodo ben preciso al fine di cimentarmi in ciò che più mi affascina: l’arte. Con la differenza che, dipingendo su tela, uso colori su colori mentre in questo caso, come uno scultore, cerco ed elimino ciò che non serve. Ma il vero valore aggiunto è nella ricerca costante della valorizzazione del capitale umano, nel costruire vere squadre, coese e di successo, nel mettere le persone giuste al posto giusto, mirando a lavorare con il sorriso.
It′s good kind treatment, per dirla con Trouble no more…
Esattamente…
A proposito di problemi, cosa trovi che manchi alle PMI italiane?
Da buon statistico, preferisco partire dai numeri: in Italia ci sono circa 4,4 milioni di imprese attive, di cui lo 0,01% è costituito da grandi imprese e il 95% è rappresentato da microimprese. Le PMI sono circa 220.000 ma danno lavoro a un terzo degli occupati e generano più del 40% dell’intero fatturato italiano. È chiaro che, se il sistema delle micro e PMI non si consolida, le ripercussioni negative sull’intero sistema Italia saranno pesantissime.
Mi chiedi cosa manca… A mio avviso, bisogna guardare in due direzioni: 1) l’innovazione in generale e la digital transformation nello specifico, che avanza a rilento e non rende le PMI nazionali competitive come potrebbero, esprimendo appieno il loro potenziale; 2) una piena e consapevole cultura d’impresa che ne favorisca lo sviluppo.
Nel primo caso, mi riferisco a competenze (che si possono anche acquisire con la consulenza) e formazione (su tematiche digitali), tenendo sotto controllo i costi. Non a caso, la situazione attuale presenta molte persone in cerca di lavoro ma, spesso, non in possesso delle capacità che chiedono le imprese, le quali, a loro volta, fanno fatica a trovare personale qualificato nel digitale: SEO expert, UX/UI Analyst, E-Commerce Manager.
Sono tutte competenze che voi, Estrogeni, possedete e offrite alle vostre imprese clienti.
In merito alla cultura d’impresa, associata a etica e valori condivisi, ritengo che costituisca un elemento centrale per la crescita sostenibile delle imprese. Mi spiego portando l’esempio. di un’azienda con cui ho collaborato come consulente poco più di 20 anni fa e che tutti conoscono nel mondo: la mamma della Nutella, la Ferrero.
Ferrero è ancora oggi un’azienda familiare – seppure leader mondiale – che ha puntato forte sulla valorizzazione e responsabilizzazione del personale. Questo perché nella cultura di Ferrero il capitale umano, da sempre, è considerato il vero motore dell’impresa, unitamente al rispetto del cliente/consumatore. E io la cito perché per le PMI italiane è ricca di spunti a cui ispirarsi, a partire dalla volontà della famiglia Ferrero di creare un rapporto di profondo rispetto verso le persone che vi lavorano, iniziando dalla ricerca di ambienti di lavoro confortevoli, in grado di favorire lo sviluppo personale. Tutto ciò che viene definito acquisizione della Ferrerità altro non è che un processo formativo in cui si apprende il funzionamento del sistema azienda volto all’affermazione del senso di responsabilità e dei corretti comportamenti da tenere. In parole semplici, si impara la cultura d’impresa Ferrero.
Concordiamo, quindi, sul fatto che l’educazione, in senso ampio, sia o debba essere l’elemento fondante per l’affermazione di ogni brand. Senza educazione, senza la capacità di tirare fuori il meglio da sé e dalle persone con cui lavoriamo, senza attenzione sincera alla pluralità di esigenze, diventa fragile, pretestuoso e opportunistico (direi, modaiolo) qualsiasi discorso su qualità, relazione, ascolto.
Esatto, l’obiettivo a cui tendere è alimentare l’idea di una leadership condivisa, che non significa confusione dal basso sul ruolo, sui momenti e sulle responsabilità dell’imprenditore, quanto capacità dall’alto di coinvolgere le risorse, umanizzando un processo decisionale ancora troppo monodirezionale, pertanto freddo e poco utile alla valorizzazione delle diversità. Insomma, sviluppare il senso di responsabilità. Elemento chiave per una delega vera ed efficace. L’esperienza insegna che anche i migliori talenti o le persone più propense a giocare di squadra, se non chiamate in causa al di là delle proprie mansioni oppure se non adeguatamente integrate anche verticalmente, smettono di essere risorse e scelgono di vivere passivamente o in maniera ordinaria le proprie giornate, disperdendo un potenziale unico.
Di noi, di Estrogeni, quale ritieni possa essere il valore aggiunto a un percorso di change management che è ormai ottimamente standardizzato?
Sicuramente, la vostra naturale propensione verso l’innovazione e il problem solving.
Siete sempre stati capaci di innovare, favorendo la creatività, perché non vi muovete secondo logiche standardizzate a priori ma siete in grado di rispondere offrendo soluzioni su misura del cliente, curandone lo sviluppo delle competenze specialistiche, che è lo stesso obiettivo che perseguo anche io.
Grazie. Allora, per chiuderla in musica, boy, you’re here to stay: win, lose or draw.
Win, win… we’ll win togheter, my friend.