Ammore e rendimento
Per anni, siamo stati impegnati nella comunicazione per il settore della distribuzione cinematografica.
Abbiamo esplorato un po’ tutte le possibilità che il digitale è andato via via proponendo, dalla metà del primo decennio del 2000 in avanti.
Sostenuti dalla voglia di osare di alcuni responsabili marketing, abbiamo avuto la fortuna di introdurre la pratica del film raccontato attraverso un blog, l’occasione di testare formati creativi fino ad allora inusuali, il piacere di realizzare interazioni tra street e online marketing.
Per un certo periodo, forse in via troppo sperimentale per il panorama italiano, importandolo dall’applicazione nel settore del digital banking, abbiamo spinto molto sul tema della reputation, attraverso attività di sentiment analysis legate al singolo titolo, in un’ottica sia di misurazione dei ritorni o dell’impatto del messaggio che, addirittura, di predizione dell’andamento al box office.
Oggi, che non abbiamo in portafoglio alcuna commessa legata al settore dell’entertainment ma che al cinema restiamo comunque legati, sia a livello personale che professionale, osserviamo con il giusto distacco e una costante attenzione il dibattito intorno alle evoluzioni di mercato.
Difronte a dati o andamenti, notiamo uno spirito critico legato a vecchie interpretazioni, che poco si addicono alle trasformazioni che il settore sta vivendo, in termini di offerta ma soprattutto di domanda.
Continuano a ripetersi schemi di proposizione e pianificazione sempre uguali, una predilezione per la quantità dell’audience superiore alla ricerca di una qualità della profilazione, un processo di assessment incentrato sulla leva del prezzo, senza però coglierne i valori e le ragioni dei singoli pesi che lo compongono o dell’elasticità che offre.
Commentare il lunedì mattina l’andamento del box office comparando sic et simpliciter il totale rispetto alla settimana o all’anno precedente, senza tenere conto dell’incidenza dei costi totali di gestione del lancio di un film (in cui, parte non secondaria è appannaggio della comunicazione), ha pochissimo senso economico/finanziario. Così come proporre al medesimo prezzo film che, a monte produttivamente o a valle commercialmente, risultano budgettizzati in maniera fortemente disomogenea, ha altrettanto pochissimo senso finanziario/culturale.
Tutte queste considerazioni, ci hanno condotto a stilare una piccola analisi comparativa e incrociata (base dati online e offline) tra due film che, in comune, hanno solo la data d’uscita (5 ottobre 2017).
Si tratta, infatti, di Blade Runner 2049 (Warner Bros Italia) e Ammore e Malavita (01 Distribution), classificatisi rispettivamente primo e quarto al box office stilato da Cinetel, tra il 5 e l’8 ottobre 2017.
La domanda che ci siamo posti è: se, nell’ambito del vasto campo del marketing, la comunicazione ha un senso, è possibile lavorare per ottimizzarla e valorizzarne i ritorni? È possibile incidere quindi in qualche misura sui costi di lancio di un film, rendendo così più sostenibile l’andamento al box office? La gestione, più o meno efficiente, degli strumenti di comunicazione, quale impatto ha o potrebbe avere sulla resa del film in sala?
CONTESTO ED EVIDENZE
Abbiamo analizzato le pagine ufficiali Facebook dei due film (per Blade Runner 2049, la directory italiana), a partire dall’11 settembre 2017.
Ciò che colpisce a prima vista (ma è puramente un dato quantitativo), è il numero di fan.
156.000 circa per Blade Runner 2049 e 20.577 per Ammore e Malavita.
Scendiamo di un primo livello e scopriamo che il numero di post pubblicati è di 71 per Blade Runner 2049 e 43 per Ammore e Malavita.
Siamo ancora nell’ambito del quantitativo, che dice poco ma lo dice bene.
Scendiamo di un secondo livello e raggiungiamo il confine del qualitativo. Diciamo quali/quantitativo. Parliamo, quindi, del totale delle reazioni (like, reaction, commenti, condivisioni). Esse sono 35.323 per Blade Runner 2049 e 51.902 per Ammore e Malavita (s’inizia a percepire un’inversione di tendenza e anche notevole, tra i due film, i due pubblici, i due toni di comunicazione).
Scendiamo di un terzo livello e andiamo nel campo dell’interazione dei post. Questo sì che è un valore interessante, sta a significare in termini percentuali quanto i fan trovano mediamente interessante la comunicazione della pagina. Ebbene, il primato va nettamente ad Ammore e Malavita, con il 6%, rispetto a Blade Runner 2049, che fa registrare lo 0.32%.
Scendiamo ancora di un quarto livello e approdiamo al dato forse più interessante, in una prospettiva di correlazione con l’andamento in sala. Parliamo dell’engagement. Non era così scontato prevederlo, se ci si fosse fermati a considerare target e serialità di uno dei due ma risulta ancora più performante Ammore e Malavita, con un bel 9,2%, rispetto allo 0,82% dei Blade Runner 2049.
A memoria di chi ci legge, ricordiamo anche l’esito in sala: Blade Runner 2049 ha chiuso con 1.995.294 euro, pari a 269.993 spettatori, per una media sala di 2.561 euro; Ammore e Malavita ha chiuso con 590.913 euro, pari a 90.981 spettatori, per una media sala di 2.164 euro.
SCENARIO
Ogni tipo di analisi porta con sé riflessioni e proiezioni. Ogni tipo di evidenza serve a misurare il passato e immaginare il futuro. Predicendolo? Non necessariamente, meglio dire inquadrandolo. Ancora di più, interrogandolo.
In una visione quantitativa ideale, confrontando i dati del box office con il numero dei fan, il dato che emerge è che il 57,77% dei fan di Blade Runner 2049 ha convertito il like alla pagina in acquisto del biglietto, rispetto al 22,61% di Ammore e Malavita.
Invece, in una visione qualitativa ideale, confrontando i dati del box office con gli effetti delle azioni di social media marketing (leggi Engagement), possiamo affermare che 1.893 persone/fan di Ammore e Malavita (il 2% del totale di spettatori) hanno poi convertito una qualsiasi reazione ai singoli post in acquisto del biglietto, rispetto alle poco meno di 1.300 persone/fan di Blade Runner 2049 (lo 0,47% del totale di spettatori).
Non sta a noi dire se questi tassi di conversione siano sostenibili o meno, dovremmo conoscere le strategie iniziali e i ritorni attesi. Sta a noi (e a chiunque abbia a cuore il futuro del cinema italiano), costruire scenari competitivi.
Se la comunicazione della pagina Facebook di Blade Runner 2049 fosse stata più coinvolgente, avesse mostrato un tasso migliore, anche di un solo punto, di Engagement e Interazione con i post, il box office ne avrebbe guadagnato? Se sì, di quanto?
Se la comunicazione della pagina Facebook di Ammore e Malavita avesse intercettato più fan e, nel caso, fosse stata in grado di mantenere lo stesso livello di coinvolgimento, il box office ne avrebbe guadagnato? Se sì, di quanto?
E più in generale, ha ancora senso investire nella gestione di una pagina Facebook dedicata al singolo film? Non si rischia, ormai, di rendere omologante e superfluo uno strumento che, invece, nasce per creare relazioni strette e personalizzate?
Ognuno può divertirsi a offrire una risposta, i dati sono a disposizione, così come i parametri.
Quello che ci sentiamo di affermare è che la comunicazione è un valore e un’elevata qualità della comunicazione contribuisce a ridurre il gap di investimenti. Se sai coinvolgere gli utenti, se sai profilarli, se sai tenerli vivi, se sai selezionare argomenti e toni coinvolgenti, potrai sperare di avere maggiori ritorni qualificati al box office.
Chiudiamo con un esempio, non potevamo resistere al fascino dell’ipotesi.
Se l’engagement di Blade Runner 2049 fosse stato => di Ammore e Malavita, oggi conteggeremmo circa 14.352 persone/fan tra quelli che hanno convertito il like in acquisto del biglietto (un ipotetico 5,31% del totale di spettatori reali).
Di conseguenza, ciò implica che, a parità dell’engagement derivante dalle altre campagne non social, Blade Runner 2049 avrebbe riscontrato un numero di spettatori in più pari a circa 13.060, per un valore di 96.000€ (un +4,8% rispetto all’incasso reale).
Il dato diventa interessante considerando che, dal confronto dell’Ad Value delle due pagine (Ammore e Malavita = 31.000€; Blade Runner 2049 = 19.000€), risulta un gap di soli 12.000€.